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capitolo ix. 337


bene paia talora che si governi per moto improvviso dell’animo, va sicuro, che ella ha pensato più di una volta a quello che intende di fare: se poi ella s’inganna, ciò avviene perchè i ragionieri stessi nei loro calcoli sbagliano: ad ogni modo, io non mi sento donna da lasciarmi sedurre. Ho seguito Ludovico, lui inconsapevole, egli ignorava la mia partenza da casa e la mia presenza qui; ora per la prima volta gli apparisco davanti, e se la tua avventatezza non era, non mi avrebbe mai vista: però io voglio che tu sappia che lo considero come sposo dell’anima mia e intendo essere sua per la vita. E poichè questo avrei fatto anco sapendolo colpevole, tanto più mi tengo obbligata di farlo adesso che, quantunque al buio del suo segreto, pure lo so innocente ed infelice... Fratello Curio... giungono questi sensi così nuovi al tuo cuore che ti abbisognino maggiori spiegazioni?

Così avendo favellato, Eponina sorrise blanda al suo Ludovico e gli porse la mano in segno di pace; cui egli si recò alla bocca coprendola di baci, ma più di lacrime assai. Curio trasognato guardava un po’ l’uno, un po’ l’altra; lungamente tacque e parve meditare; all’ultimo proruppe:

— Orsù vi credo; maledico la mia furia e vi domando perdono. Ludovico, ti ho fatto male? Lasciami guardare un po’.... ti è rimasta una striscia rossa, ma non è nulla, sai.