traino stesso sul quale partiva Ludovico; con lui,
senza che ei se ne accorgesse, scese a Venezia, con
lui continuò il viaggio e giunse a Vienna; colà fece
in modo di aver la stanza contigua a quella di
Ludovico, divisa solo da sottile parete dove era una
porta di cui ella volle la chiave; e siccome favellava
stupendamente il tedesco e pagava alla grande,
così non è a dire se le facessero festa, e ai suoi
voleri più che volentieri soddisfacessero. Raccomandò
al cameriere di affermare vuota la camera
abitata da lei, e la raccomandazione accompagnò
con un marengo: il cameriere, uso a dire tante
bugiarderie gratis, lascio considerare a voi se ci
s’inducesse pagato! La servì a pennello, molto più
che piace a tutti gratificarsi la bellezza, ed Eponina
era bellissima; chiusa nella sua cameretta, ella
gustò dolcezze ineffabili, quali solo può immaginare
il cuore di donna innamorata... ed il suo, signora
Verdiana; però che Eponina udisse sovente rammentare
il proprio nome, tra lacrime e sospiri
del giovane amato, e se non giunse ad avere contezza
piena del caso che glielo svelse dal fianco,
almeno si confermò nella fiducia della sua innocenza; per la medesima via, conosciute le angustie
di lui, le sovvenne mettendosi d’accordo col padrone
della locanda, l’onesto Bruksteiner, il quale
trovatidoci il suo conto la servì a braccia quadre
ed ebbe per giunta un sorriso in pagamento, che,