Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
334 | il secolo che muore |
Pallade-Minerva, che agguanta pei capelli il pie-veloce
Achille in procinto di avventarsi contro
Agamennone, re dei re, dopo averlo salutato di
cuore di cervo e di muso di cane?1 Così per lo
appunto accadde a Curio che, sentendosi strappare
i capelli dalla nuca, si voltò addietro e vide... che
vide egli mai? Vide Eponina in carne ed ossa, la
quale sapendo il fratel suo non nato da regio sangue
non si permise adoperare i titoli dati dal figliuol di
Peleo al divo Atride; bensì di bestia e di insensato
il dabben Curio ne ebbe quanto ne volle....
— Ecco le solite fole da romanzieri! — esclama la signora Verdiana, penitente di don Formicola, curato di San Satiro. — O come la scapestrata Eponina èra piovuta là dentro? Chi ce l’aveva portata? — La non s’inquieti, signora Verdiana, e senta me. Veruno ci aveva portato Eponina, perchè ci si era condotta da sè ed ecco come: la povera giovane invece di recarsi a veglia dalla signora Claudia, toltasi seco quanta più moneta poteva ed in buon dato gioie, doni dei suoi parenti e di amici ammiratori della virtù di lei, si recò a casa di certa amica del cuore, o se ella vuole, d’ingegno scapestrato come il suo, e questa l’aiutò a travestirsi ad accertarle il viaggio ed a partire.
La medesima sera Eponina lasciò Milano col
- ↑ Iliade, c. I.