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capitolo ix. 333


mente Gaspero, gli ordinava uscisse, chiudesse la porta in fondo del corridore e colà si piantasse di sentinella, impedendo la entrata a chi venisse a disturbarli.

Appena Gaspero aveva avuto tempo di eseguire i comandamenti di Ludovico, che Curio, sempre in virtù della racomandatagli prudenza, salta al collo del conte, lo scaraventa sul letto, e stringendogli la gola da fargli schizzare gli occhi dalla fronte, digrignando i denti, urla:

— Scellerato, che hai tu fatto della mia sorella? Dov’è Eponina?

. A Ludovico non riusciva Articolare parola; appena poteva mandare fuori un rantolo; sforzandosi sgusciargli di sotto, ma era niente, ogni conato per liberare la strozza dalla fiera tanaglia gli tornava in peggio, però che l’altro stringesse più forte Ormai la faccia di Ludovico era divenuta tra rossa e pavonazza (avrei potuto dire con una parola sola infaonata, ma correva rischio di buscarmi di pedante e non essere capito da veruno) gli balenavano gli occhi esterrefatti, e Curio procedeva a strangolarlo, con la devozione con la quale il prete novizio celebra la sua prima messa. Se la fortuna qui non ci mette le mani, la vita di Ludovico è giunta al Laus Deo.

E le fortuna ce la mise. Ti ricordi aver letto (e se non lo hai letto vallo a leggere), nella Iliade di