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330 il secolo che muore


Magno sotto Aristotele, maestro dei peripatetici1, sarebbe riuscito più cosa di lui; ma fossero pure le sedie sulle quali assettavasi imbottite e coperte di velluto, ei le avrebbe trovate intollerabili come pettini da lino: di percezione rapidissima, chiappava la scienza a volo, o non la chiappava più; apprendere per lui era come un buttare la moneta all’aria giocando ad arme o testa; e tuttavolta, quantunque la fantasia gli bollisse sempre come una caldaia a vapore, le scienze di calcolo gli talentavano sopra tutte le altre: lo ingegno possiede le sue contradizioni come il cuore.

Dicitore parco e preciso; e tanto più preciso quanto più gli sconvolgeva la mente la procella della passione; vero vulcano di Ecla, il quale ha fuoco dentro e in vetta la neve. Rispetto allo amore per la Libertà basti dirne tanto che alla madre, la quale egli adorava come cosa santa, certo di che lo interrogava chi più amasse nel mondo, rispose: la Libertà; ed insistendo ella: anche più di tua madre? Egli esitò, si fece pallido, poi ridivenuto vermiglio risolutamente confermò: più della madre.

Ed ora che ho fatto conoscere il mio Curio, spieghi l’ale e voli.

  1. Peripatetici, discepoli di Aristotele, così detti dalla parola greca peripateo, che significa passeggio, perchè cotesto filos ofo insegnava passeggiando; e come ognun sa egli fu maestro di Alessandro il Macedone.