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328 il secolo che muore


apprendano a conoscerlo per di dentro e per di fuori. Curio nelle forme del corpo comparisce affatto diverso dai suoi fratelli; e come questo possa succedere laddove ogni sospetto di contrabbando sociale viene meno, domandatelo a cui lo può sapere, e non a me, che non ne so nulla. Egli era pertanto di statura mezzana, tarchiato e forte a meraviglia; neri gli occhi ed i capelli; la crescente lanugine sopra le guancie pur nera; acceso in volto, che ad ogni lieve commozione gli divampava; le labbra tremule come gli occhi, sempre in procinto di mandare baleni; svelto, veloce al corso, agile ai salti, cacciatore perpetuo, tiratore unico: sciabole e spade più frequenti in sua mano, che penna o libri: anco di musica egli sapeva, ma impaziente ad osservare la misura, lo scartavano sempre dalla orchestra: sonava il flauto o la tromba proprio per le Muse e per sè, imperciocchè non ci fosse verso che alcuno si fermasse per ascoltarlo. Per confessione di quanti lo conoscevano, egli superava i suoi fratelli in bontà e in ingegno: tuttavia non passava giorno che qualcheduno non conciasse pel dì delle feste, e ciò perchè essendo pronto di parole, e più di mano, mutava subito le controversie in contesa: siccome poi la esperienza gli aveva insegnato come le sassate di colta sieno quelle che contano, così di rado si trovava secondo a menare le mani; però, appena vinto od anche offeso l’avversario, sboglientiva su-