veramente bestiali si mostravano essi, e grossiere erano le superstizioni professate da loro; mentre dei preti romani splendidi i riti, la dottrina cristiana, comecchè guasta, amica alla umanità e consolatrice degli afflitti, la sapienza scarsa, ma unica. Il prete romano aveva piluccato dai gentili la pompa dei canti, dei suoni, degl’incensi, delle faci: prima che le arti risorte tornassero a somministrargli ornamenti scenici, arraffò le statue degli antichi numi e le adattò al suo uso: anch’egli aveva fatto provvisione di terrore, conciossiachè senza terrore il sacerdote non regge; di paura e di errore egli nacque; di paura e di errore bisogna ch’egli viva; però più tardi, avvisandosi meglio, mise al lato dello inferno il paradiso: al purgatorio non ci aveva ancora pensato. Di qui tormenti, di là gaudi; angioli da una parte, demoni dall’altra; luce e tenebre del pari eterne; stridore di denti e cantici celesti; timiami ad un punto e leppo di carni abbrustolite; dolore e piacere eterni poli della creatura umana: a rinfuso ogni cosa, e turbinante con moto vertiginoso, in brillamento perpetuo da abbarbagliare il barbaro così, ch’ei si reputasse vestito allora quando lo avevano spogliato. Il sacerdote investiva il Sicambro del regno ampio dei cieli, a patto che per senseria gli donasse mezza la terra; egli solo mezzano patentato di Dio, epperò valevoli solo i partiti conchiusi da lui; gli altri no perchè guasti