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capitolo ix. 321


Gaspero da dieci minuti gli stava impalato davanti, aspettando la occasione opportuna per favellargli, la quale parendogli ora venuta incominciò:

— Il padrone della locanda, signor Bruksteiner, persona garbata, mi ha messo a parte essere usò di questa locanda regolare il conto co’ forestieri che si fermano una volta in capo a dieci giorni; al quale effetto....

E gli porgeva la nota: Ludovico ci getta gli occhi sopra, e vede che ella sommava niente meno che a cinquanta fiorini, ond’è che rendendola a Gaspero, lo avverti languidamente:

— Gaspero, paga e poi procura subito di trovarmi un albergo di cui il padrone sia meno garbato, ma più discreto, che, andando avanti di questo passo, in poco più di un mese mi troverei al verde.

— O la signora contessa non le diede le gioie? Forse a Vienna le gioie costano come ghiaie?

— O Gaspero, tu ti hai a rendere capace come nella vendita delle gioie, quando si scapita un terzo si scapita poco; che se caschi in mano al giudeo, il quale di questi commerci si è imposto, e noi lo sopportiamo tiranno, fa conto che s’ei non le giudicherà ghiaiottoli, la batterà di lì: e poi io tengo sacri questi ornamenti materni, e sebbene comprenda che un giorno o l’altro mi toccherà a venderli, pure io sentirei rimorso ad affrettare la necessità di disfarmene.