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316 il secolo che muore


consigliassi a respingere gli omaggi che ti verranno fatti da altri certo non più devoti, ma più fortunati di me, Eponina di una cosa ti supplico,’ ed è non credere verbo di quanto ti verrà fatto udire a carico dell’onor del tuo Ludovico. Per le ossa del padre mio, per la vita della madre mia, per l’amor nostro, io ti giuro che la colpa altrui mi precipita in questa desolazione. Mentre tu leggerai questa lettera, Milano avtà avuto da me l’ultimo addio».

— Ho capito — disse imperturbata Eponina e fissando di un tratto gli occhi dentro gli occhi di Gaspero gli domandò:

— E quando parte il vostro padrone?

Il servo preso così a soqquadro rispose:

— E’ non me l’ha anche detto?

— Dunque si trova in casa?

— Oh! no signora, egli è partito.

Allora Eponina, abbrancato con incredibile violenza Gaspero pel petto, gridò:

— Guai a te se mentisci! Che dalle tue bugie può uscirne un precipizio, che i tuoi occhi non basterebbero per piangere; dove si trova in questo momento Ludovico?

Il servo, conquiso dagli sguardi di Eponina, terribili di amore e di furore, come persona costretta dal fascino, rispose: — In coscienza io non lo so, uscì