Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/331


valermi dello stile dei notari) ella fosse iavaghita del contirno Anafesti, poco meno di Eponina. O come mai? Ordinariamente la va così; garbavano alla Isabella i modi del contino, spruzzati in pelle in pelle di nobilesca albagia, il suob fare amabilmente contegnoso, la grazia della persona, lo incesso, la parola, il volto, e tutto, perfino il balbutire, vizio col quale i gentiluomini di razza manifestano la propria virtù. Isabella, a fine di conto, popolana nacque, e venne educata da pari sua: però tu che leggi, se sei popolano, devi confessare che grande è la potenza dei titoli sopra i cervelli popoleschi e sul tuo.

Quando un popolano pesta le mani ed i piedi gridando uguaglianza, per ordinario non gli do retta, imperciocchè io pensi che uguaglianza gli appetisca sìi, ma a patto di diventare co’ marchesi marchese. Allorchè tu presenti al popolano un conte, quantunque spiantato, tu, il più delle volte, lo miri, confnso per non saperlo onorare abbastanza, facendogli di berretta, e profondendogli inchini: caso mai il popolano od abbia, o si immagini avere l’amicizia di un titolato, tu lo udrai ricordare a tutto pasto il suo amico barone, o conte, o marchese, od anco cavaliere scusso. Là dove il popolo è condannato a starsi terra terra, come la porcellana, urla uguaglianza; se avvenga poi ch’ei si alzi un sommesso, lo proverai superbo come