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prolegomeni 11


perchè disonestata da colui. Le pene dunque se da cittadino indegno avvilite sopprimevansi presso gli antichi, presso noi le onorificenze deturpate da uomini perduti si confermano e si ampliano!1 Di qui la differenza.

E alla ferocia, anco ai dì nostri, che esaltiamo civili, non mancarono capitani, i quali diedero sembianza e nome di virtù militare: noi rivedemmo i tempi di Attila, dov’essi poterono letiziarsi nel gaudio della strage; durarono poco, ma la traccia dolorosa che si lasciarono dietro non è scomparsa ancora. La folgore e l’uomo possiedono la facoltà di operare più male in un giorno, che non valga a ripararlo un secolo.

Ferocia e morbidezze non possono stare insieme lungamente, imperciocchè la ferocia come espressione di barbarie sia acerba e rude, mentre le delizie amolliscono le anime e i bracci. Difatti i Romani perdono prima con la virtù il valore militare, e poi con la barbarie perdono perfino la ferocia, sicchè quando abbisognano di braccia per sostenere scudi di ferro (eglino ci avevano sostituito scudi di vimini) e di ferocia per combattere, le presero in prestanza dai barbari confinanti,

Taluno giudica le invasioni dei popoli oppressi sopra le terre dei ladroni del mondo persuase

  1. Tucidide, Stor., VIII.