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capitolo viii. 283


tandosi della religione cattolica, riconosciuta della maggioranza dallo Statuto fondamentale.

— Signor presidente, accennando io a superstizioni, a gaglioffaggini e ad idolatrie, ma credete voi che io parli di religione?

— Ma le pie tradizioni che il popolo conserva ab antiquo voglionsi rispettare.

— Ah! gli errori diventano venerabili quanto più antichi? Credeva che questo accadesse pel vino; mi sono ingannato; da ora in poi terrò per sante le fraudolenze alla stregua del tempo che esse soffocano lo spirito umano. Popolo, rispetta le tue fasce, perchè ti stringono da secoli; tu hai da giacerti mummia eternamente dentro al sepolcro della vita! Chi aprisse il pollaio alle volpi si chiamerebbe stolto, e stolto altresì chi immettesse il lupo nell’ovile; e voi, che commettete le anime e i corpi delle vostre creature nelle mani ai preti, come vi chiamerete voi? Quello che la lingua rifugge a raccontare, quello che senza coprirsi la faccia per la vergogna non si potrebbe udire, forma per costoro esercizio di disciplina gentile...

— Calunnie! — interruppe una voce sonora nella sala.

Per cui l’avvocato come punto rispose:

— Chi è il temerario, che ardisce tacciare le mie parole calunnie? Si faccia imianzi. Signor presidente, vogliate ordinare che il processo continui a porte