Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
274 | il secolo che muore |
io lo nego, e affermo che finge; dunque, di quanto
ella fa possiede conoscimento intiero; la volontà
le persuade la elezione dei suoi atti; ebbene, diede
ella alcun segno di pentirsi? Fors’ella accolse dottòcile
e sommessa l’esortazione del magistrato, onde
chiarisse la giustizia di questo mistero di delitto?
E lasciamo da parte il magistrato, giunse a intenerirla
suo padre, che supplice le s’inginocchiò davanti? E quando cotesto infelicissimo traboccò noi
sepolcro per ischianto di angoscia della sua contaminata
canizie, si desolò ella? Chiese perdono a
Dio del suo peccato? Desiderò un confessore per
versargli nel seno tutta l’anima sua e procurarsi
il sollievo che emana dalla penitenza, da questo
fonte che la misericordia divina pose nel mondo,
non meno portentoso di virtù che quello del battesimo?....
A questo punto un curato non potè stare alle mosse e gridò: Bravo! Il quale bravo destò l’eco necessaria dell’usciere, che non ripetè cotesta parola, ma urlò: Silenzio! Il regio procuratore continuava:
— No, anzi essendole stato proposto, lo respinse dispettosa. Dirò aperto quello che sento: in giovane donna io non vidi mai tanta durezza, tanta pervicacia, tanta impassibilità. Egli è perciò, che quando il troppo caritativo sacerdote le offre ospitalità nel suo tetto, se non sacro, almeno religioso, e la pone