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capitolo viii. | 253 |
stituite per la emancipazione delle donne stanno
per dare grappoli come quelli della terra promessa.
Ammannite i corbelli!
L’altro accusato era un prete, un degno sacerdote in verità, il quale aveva avuto la custodia delle anime; mostrava quella età nella quale gli uomini di giudizio dovrebbero depositare con buona grazia nella cancelleria del Tempo concupiscenze ed ardori, a mo’ che fanno i mercanti dabbene i loro bilanci nella cancelleria del tribunale di commercio, per dimostrare ai creditori che s’ei sono costretti a fallire, falliscono di buona fede. Appariva lindo, zazzerato, con la sua brava chierica bianca quanto una fetta di zucca prima di essere fritta: contegnoso negli atti; piuttosto malinconico, che sconcertato, e
Più pensoso di altrui, che di se stesso,
come canta il Petrarca a proposito di Cola di Rienzo:
il suo volto non diceva nulla; una lettera sigillata,
una sciarada non anche indovinata, un biglietto del
giuoco del lotto prima della estrazione: anche alla
sua fama poteva applicarsi il detto del furbo, che
portò via la lampada dal Duomo di Pisa: «Chi ce
la vuole, e chi non ce la vuole.» Pure da un pezzo
in qua, essendo diventato potente, i suoi compagni
nel sacerdozio lo avevano ribattezzato in sagrestia
con lo inchiostro e fatto bianco col suffamigio delle
candele accese a San Gaetano padre della divina