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un prete; ne sentiremo delle belle, scandali da scriverne al paese. Sarà un dramma in dieci atti, e per giunta senza pagare biglietto; vieni adunque anche tu, che ci divertiremo.

— Verrei, ma proprio non posso.

— O che hai che ti para?

— Bisogna che vada alla messa.

— Alla messa!

— Già, caro, alla messa; la mia egregia zia, donna Claudia della sacra famiglia dei Biscottini, mi tiene il broncio da parecchi giorni, perchè gente sviscerata per la salute del tuo povero amico le assicurò di certa scienza che io era un’anima persa, e che lasciando a me, tornava lo stesso che insaponarmi le scale per isdrucciolare giù nello inferno; onde in me si raddoppia la necessità di tenermela bene edificata, però che, dal suo filo in fuori, io non ho refe da rammendare i miei strappi.

— Capisco; la scusa è onesta anco per assistere alla messa; ma, se non la sbaglio, mi sembra donna Claudia in assai buona età da farti allungare il collo più di mia cicogna, posto il caso che tu vincessi il palio co’ gesuiti.

— Amico del cuore mio, datti pace, che tu non avrai a desolarti di vedermi tribolato da una zia eterna: ci hanno due cose fuori della mia potestà, le quali mi porgono fidanza del prossimo dolore di piangerla a spron battuto, onde non io, ma qualche