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capitolo vii. 237


Il Governo reputò prudente bandirli senz’altro, e fece bene, perchè sarebbe riuscita difficile la prova del delitto commesso; e tuttavia la contessa, costretta, rese l’orologio, e così ebbe a contentarsi per richiamare alla sua mente Omobono della sola immagine ch’ei le lasciava nel cuore.

Ma, se alla contessa fu forza restituire lo orologio, non per questo ritornò ad Omobono. Gli antichi solevano consacrare agli Dei inferi le membra dello agnello riscattate dalle zanne del lupo: Omobono lo consacrò al questore in memoria del fatto, e per testimonianza dell’animo grato.

Egli volle altresì usare cortesia con le guardie di pubblica sicurezza, le quali pertinacemente rifiutarono qualunque dono1: credeva facessero per burla, e s’ingannò; le guardie stettero ferme a sostenere che avevano compito il debito loro, ed il Governo pagarle giusto per questo, onde Omobono dopo un lungo contrasto, ebbe a concludere:

— Ma che sarebbe proprio vero, che per ravviare questa matassa arruffata della società, si do-

  1. Due fatti sono narrati in questo capitolo che parranno inverosimili, ed io posso assicurarli storici: il primo dei pagherò datati a un secolo di scadenza, accaduto, per lo appunto come viene esposto, a persona a me nota. Il secondo, delle intemerato guardie di sicurezza, attesto come di fatto mìo: saranno state rarae aves, non lo so, ma successe proprio così.