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234 | il secolo che muore |
dei rocapili della banca non riguarda me, bensì sta
nelle attribuzioni del signor cassiere.
— Al caseiere, furfante! spetta pagare i tuoi debiti? Al cassiere?
E qui agitato da terribile ira fece per avventarsi contro di lui; quando ecco i due commessi a latere del Nassoli balzare su come gente pratica ed acciuffarlo per le braccia e per la vita impedirgli ogni violenza: il mal capitato mugliava come un toro: forte egli era e dava strettoni da schiantare una porta di città; ma gli altri fra le guardie di sicurezza godevano fama di tanaglie maestre; onde egli con la bava alla bocca urlava:
— Lasciatemi, mascalzoni.... ladri da strada.... ora ve la farò vedere io, so giustizia vi è, il questore....
— Chi è mi cliiama? — si udì una voce al di là della paratia, e subito dopo comparve la nostra antica conoscenza, il questore Speroni, amico del cavaliere Faina: pareva venisse a festa, perchè, si sa, dell’arte sua ogni uomo s’innamora; e al conte, che dal caso inopinato pareva sbalordito domandò da capo: — Che cosa desidera la signoria vostra dal questore di Milano?
— Desidero, — rispose il conte fticendo come meglio poteva buon viso alla cattiva fortuna — desidero sapere se a Milano si pagano a questo modo i biglietti all’ordine? Ecco per avere domandato il mio mi trovo preso, come da sbirri (il povero uomo senza