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cichi una coltellata per pagamento. Sa rimanete a Milano, la girata ad un terzo non ci casca; o che siete mercante voi? Di questa maniera recapiti si riscuotono da sè. Dove al contrario giudichiate spediente partire, vi sarà mestieri confidarvi in altrui, e correrete sempre il pericolo di non vedere del sacco le corde. Se fossi nei vostri piedi, mi contenterei dell’onesto; dividerei i pagherò in quattro scadenze di mese in mese, onde io possa estinguerli coi miei, e senza che veruno della casa si accorga della ragia. E per finirla una volta, io mi obbligherò di pagarvi ventimila franchi; diecimila franchi per visita, mi sembra pagare da imperatore.

Il conte fischiò, la contessa grugni, ed Omobono si accorse di volo che non bastavano, onde, per non istare sui bisticci, vedendo bene incamminata la cosa, soggiunse:

— Mi penetro dei vostri bisogni: ebbene io vi darò tante volte mille franchi quanti anni ho già assegnato alla signora, la quale io pregherei a smettere lo svenimento ed a coprirsi meglio per timore del fresco: finita la commedia, si tira giù il sipario,

— Madama la contessa non conta già, mon cher, quarant’anni, come voi avete avuto la bontà di assegnarle, bensì quarantacinque; ora, supposto che anche io mi piegassi ad accettare la vostra spilorcissima profferta, vedete che non quaranta, bensì