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capitolo vii. | 221 |
gnito di rabbia, che il conte si affrettò ad interrompere urlando:
— C’est fini! Ta deruiere heure.....
— A sonnè! Connu, mon cher comte, connu..... Or via, veniamo al sodo. Voi mi avete attirato qua per taglieggiarmi: ho dato del capo nella ragna. Pazienza! Chi non ha giudizio paghi di borsa. Da banda parolone e minacce: qui perdiamo tempo senza conclusione: voi volete il mio danaro, non il mio sangue: quanto dunque ha da costarmi questa pretesa seduzione?
— Vous avez, monsieur, une manière d’envisager les choses..... mais c’est égal..... la seduzione, allons donc, è pur troppo consumata, il mio onore a jamais perduto..... io non uso mercanteggiare, e vi propongo di un tratto una onorevole composizione au plus grand rebais.....
— Ebbene?
— Cinquecentomila franchi. Mon Dieu! C’est presque pour rien.
— E parlate sul serio?
— Mais certainement, prix fixe.
— Caro conte, io non costo tanto. E come la pigliate tanto alta, io vi dichiaro aperto che voi non buscherete nè manco un centesimo: voi volete godervi co’ miei danari, non già farvi tagliare la testa a Milano. Aggiustatela come volete, che io non intendo darvi nulla.