Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/242

220 il secolo che muore


— Ma senta, signor conte, non s’inqmeti; la si lasci persuadere; miri qua veda: questo è giusto il biglietto che la sua signora mi mise in mano ieri l’altro verso l’un’ora di notte.

Tais-toi encore une fois, lâche! Tu mi hai strappato il cuore dal petto, ed ora che farò io al mondo? Parbleu! ammazzerò prima, e dopo mi ammazzerò sopra un tas di cadaveri esempio memorabile al mondo ai traditori che fanno professione di contaminare i talami altrui,

E qui frugatosi in tasca, ne cavava un pugnale e due rivoltelle da sei colpi l’una. Ci era da ammazzare un battaglione di soldati; e sì, che in tutti, compreso lui, si riducevano a tre.

Omobono, che aveva capito la ragia, con ingenua malizia aggiungeva:

In primis, senta, signor conte, ella fa torto e torto grave alla virtù della sua signora, ch’è svenuta là e poi, o come può ella credere sul serio che io, giovane di ventidue anni, abbia perso di un tratto il lume degli occhi per le bellezze postume di una donna di quaranta sonati?

Tais-toi! Tonnerre.....

— Bellezze certo un dì da galleria, ma oggi da bottega di rigattiere.

La vanità mise la mano alla gola al delitto, e per un momento se lo cacciò di sotto, imperciocchè dalla parte dove stava giacente la donna s’intese un gru-