pieno la faccia di cotesta donna, la quale per istrano
accidente fin lì rimasta fuori della zona luminosa,
non si svelò quale era. Di un tratto con terribile
fracasso, pari a quello che don Alfonso fece alla
porta della camera di donna Giulia1, uguale a
quello che mossero e moveranno tutti i mariti,
quando chiappano o fingono chiappare le mogli in
flagranti (e qui, dicano quello che vogliono i grammatici,
la parola in flagranti cade a pennello, perchè
denota i ferri arroventati al più alto punto d’incandescenza)
ed un coso rosso e scarduffato casca in
mezzo della stanza, come bomba in fortezza nemica.
Appena Omobono lo fissò in viso lo riconobbe per
quel desso, in cui aveva dato dentro la sera precedente,
sicchè di un lampo ei venne in chiaro come
egli avesse avuto il puleggio, non già perchè costui
si trovasse in casa, bensì all’opposto, perchè non
ci si trovasse. La donna, dopo avere mandato il
solito grido, era caduta nel solito svenimento resupina
sul solito letto; la zimarra apertasi davanti
lasciò vedere com’ella vestisse sotto la semplice
camicia, donde diffondevasi, anco troppo, la così
detta copia di gigli e di rose': alla rovescia di Anna
Bolena, la quale prima di mettere il collo sul ceppo,
attese con pudore mirabile ad invilupparsi bene le
gambe nel lembo della veste, onde nella convul-
- ↑ Byron, Don Giovanni, c. I.