in Lituania) adesso, allegando per pretesto la sua
infecondità, pretendesse ch’ella testasse, e lui di
ogni suo avere instituisse erode; questo repugnare
alla sua religione, alla sua coscienza ed al rispetto
della propria famiglia, eccetera; il marito di lei, furibondo
per siffatto contrasto, non lasciarle pace,
nè quiete, ed ultimamente essere trasceso ad atti
violenti, temere di peggio: allo improvviso, ed
allo scopo di venire a capo dei suoi fini, egli averla
trasferita a Milano, dove ella non conosceva anima
viva; qui trovarsi da tre giorni, o qui avere il marito
reiterato le istanze, e con le istanze le minaccie
ond’ella facesse il testamento: per le quali ragioni,
ella gittarsi nelle sue braccia, affinchè le procurasse
la protezione della magistratura del paese; che, una
volta posta in sicuro, troverebbe ella modo per informare
S. M. l’imperatore di tutte le Russie, il
quale, andava più che sicura, stante la nobiltà ed
i molti meriti di casa sua, l’avrebbe liberata per
sempre dal predetto mostro di suo marito. Rivolgersi
a lui come a banchieore, che per onesto premio
s’incarica curare gli interessi altrui, e perchè la
fama glielo aveva dipinto (veramente la fama non
maneggia pennelli, ma la lettera diceva dipinto)
giovano discreto, quanto animoso, nato di madre
esperta della sventura, di nome illustre, eccetera;
e qui dàgli la soia a bocca di barile: confidare pertanto,
non essersi rivolta a lui invano: ispirarla