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nerosità, che non avanzi altra via per assettare meno ignominiosamente questa faccenda.

— Veruna.

— E non consentirebbe a modificare in parte i termini della dichiarazione?

— Se si muta una virgola, mi chiamo sciolto da qualunque impegno.

Allora il Luridi, non dandosi per inteso di quella parte del discorso del Sagrati che chiamava i secondi del Faina a sostenere la sua querela, rispose:

— Questi signori ci vorranno essere cortesi di dispensarci dal presentare noi la loro formula di dichiarazione al Faina.

— Volentieri lo faremmo, ma noi non possiamo. Noi non lo conosciamo, e nè lo vogliamo conoscere: voi accettaste il suo mandato, e non vi è concesso ricusarne lo conseguenze: chiamatelo voi, ed al cospetto nostro ditegli il patto col quale gli consentiamo il recesso dalla querela.

— Faina, venite qua — disse il Luridi vòlto a cotesto sciagurato — udite a quali condizioni questi signori renmiziano a mandare innanzi il duello.... voi avreste a sottoscrivere questa dichiarazione. E qui gli pose in mano il foglio, che gli aveva dato il marchese, il quale con mal piglio gli ordinò:

— Leggete forte, che possano sentire tutti.

E il cavaliere Faina lesse tutto di un fiato, senza stringere ciglio, il terribile scritto.