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190 | il secolo che muore |
Nel riferire, che i testimoni fecero ad Omobono il successo e i patti del duello, i quali furono da lui facilmente approvati, tanto non si potè tenere Ludovico, che non gli dicesse:
— Sentimi, amico, Dio sa se ti abbiamo servito e ti serviremo di cuore, ma a favellarti aperto ci tormenta mi rimorso, ed è di avere accettato con troppa correntezza la spada per arma della sfida, perchè micidialissima se la tratta il coraggio, © peggio se la paura: spinta dal braccio e abbrivata dal moto della persona trapassa come ago, e poco ferro nel cavo del corpo basta ad operarvi ferite insanabili: ora per nostra quiete dimmi, a parare ti senti capace?
— Tra bene e male spererei. Un dì mi dilettai a tirare, e il maestro Filippo mi assicurava trovarmici disposto, ma il maestro, come capisci, era interessato a che non ismettessi; pure, che io deva avere disimparato affatto non crederei.
— Proviamo un po’ se ti piace; hai in casa i fioretti?
Omobono andò pei fioretti, e ritornato ne presentò uno a Ludovico, il quale con elegante prestanza si pose in guardia aspettando lo assalto; ma Omobono avendogli giustamente osservato che, se voleva provarlo alle parate, toccava a lui essere assalito, non già assalitore, Ludovico prese ad inve-