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capitolo vi. | 189 |
carrozza, procurate abbassare le tendine da ambe
le parti; sarebbe bene, che portaste con voi qualche
arme, così piglierebbe più colore il negozio, e porgerebbe
ragionevole appiglio alla polizia per procedere
allo arresto: andate e vivete tranquillo, che
alle mie mani non succederanno guai: però da quello
amico che mi professo esservi vi avviso a temperare
la vostra penna; il troppo stroppia, e il Governo va
servito discretamente; ecco voi avete preteso farmi
apparire i signori dei quali testè mi favellaste come
demagoghi e sovvertitori della monarchia, mentre
questo non è ed io li so indifferenti, e a noi ci
basta: intanto da parecchie settimane mi avevate
promesso mettermi in mano la trama di una setta
repubblicana, e fin qui menate il can per l’aia,
esponendomi al rischio di scomparire col prefetto
e col ministro.
— Eh! caro mio, io l’ho da fare con merli accivettati
- però sto lì lì per gettare il giacchio, e farne
una retata.
— Orsù via sbrigatevi, che ben per noi; comecchè questi benedetti deputati sembra che vogliano rubare agli ebrei il mestiere di tosare le monete, pure i fondi segreti bastano sempre a ricompensare i servizi importanti. Ed ora, cavaliere, lasciatemi riposare un altro poco, che stanotte non ho chiuso un occhio. Addio, cavaliere.
— Cavaliere, addio.