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188 | il secolo che muore |
sul petto ed uno empiastro al viso, il quale fa istanza
per parlare a vostra signoria per cosa di grandissima
premura; da questa carta vedrà di che si tratta.
— Ho capito — soggiunse il questore, gettato apjpena l’occhio sulla carta, la quale per ogni buona cautela era stata posta dentro una bolgetta sigillata; — digli che passi.
— O cavaliere, siete voi? Che novità ci portate? Accomodatevi e informatomi presto di che cosa si tratti.
Qui il Faina prese ad esporre a modo suo il caso successogli con Omobono, ed il questore, che già lo sapeva a mena dito, gli diede spago e lo lasciò dire. Quanto la calunnia sa immaginare di più sfrontato nei suoi parossismi di rabbia, e la perfidia di maligno il Faina s’ingegnò insinuare nell’animo del questore a danno di Omobono e dei suoi secondi: si chiamò vittima d’infame tranello; i suoi padrini soperchiati avere dovuto accettare per arme la spada, nel maneggio della quale andava celebre il rompicollo del suo avversario: così tramato il suo assassinio, dov’egli non ci avesse posto riparo, avrebbe avuto il suo compimento.
Allora il questore, senz’altro parole, preso il suo stratto segnò dietro dettatura del cavaliere Faina: sabato.... all’alba.... porta Ludovica.... carrozza.» Scritto ch’egli ebbe, aggiunse:
— Vedete, cavaliere, per riconoscere meglio la