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capitolo vi. | 187 |
— Domani è troppo presto....
— Le cose lunghe diventano sempre serpi; e lo indugio piglia sempre vizio.
— Domani è presto; vogliano rammentare che il cavaliere Faina giace tuttora infermo a letto.
— A cagione dello schiaffo?
— A cagione dello schiaffo, che in breve, non dubitino, sarà lavato col sangue...,
— Potrei sbagliare, vehli! ma per mio giudizio, — osservava il colonnello, gli farebbe meglio uno empiastro di semi di lino. Basta, fissiamo senz’altro sabato mattina: allo spuntare del giorno, se me lo permettete, manderò la mia carrozza a pigliarvi, e lo credo prudente, per non mettere tanti a parte del segreto: noi staremo ad aspettarvi faori di porta Ludovica. Le armi troveremo nella villa dello amico il quale ce la presta volentieri per terminare la contesa, procurerò ci si trovi anco un cerusico, e se volete condurne un altro di vostra fiducia anche voi, padroni. Sta bene così?
— Approviamo.
— Maledetta questa vita da cane! — esclamò il questore cavaliere Speroni, svegliato innanzi l’alba dal suo cameriere, e pieno di rovello gli domandò:
— Che ci è egli di nuovo?
— Ecci un signore che ha il nastro di cavaliere