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capitolo vi. 183


trattenne osservandogli che a lui come più attempato stava rispondere: e ciò fece con bellissimo garbo, levatasi prima una carta di tasca:

— Voi dite unicamente, cavaliere Luridi, e tanto io partecipo i vostri degni sensi che nel presagio, che o da voi o dal vostro egregio compagno mi sarebbero tenuti siffatti propositi, aveva preparato un bocconcino di dichiarazione, la quale, dove il vostro signor primo non trovi difficoltà a sottoscrivere, darà di un tratto sopita ogni querela.

— Sentiamo, sentiamo, e quando sia osservato il decoro...... la convenienza del mio signor primo, non mi tirerò certamente indietro dallo adoperarmi perchè venga da lui accettata.

Così il Luridi cavaliere e l’altro secondo, che non era cavaliere, ma meritava esserlo, ribadivano il chiodo:

— Certo s’intende, salvo onore del nostro signor primo, e senza pregiudizio delle dovute riparazioni.

— «Io sottoscritto (dopo avere spiegato il foglio, lesse pacato il Sagrati) cavaliere Luigi» Credo?

— Appunto, Luigi.

— Figlio?

— Di Ambrogio.

— Morto, o vivo?

— Morto.

— «... del fu Ambrogio Faina, nella mia qualità di gerente responsabile del giornale intitolato il Gin-