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182 | il secolo che muore |
e potrebbe tuttavia rendere alla causa della libertà
e della civiltà, nonchè della umanità, padre
di famiglia, servizievole, letizia delle liete brigate;
r altro giovane erede d’immense ricchezze, alacre,
solerte, stoffa da cavarne un finanziere coi fiocchi,
destinato a sostenere una brillante carriera in
Società; e a come a me cuoce il presagio di tanto
guaio, vado persuaso, che cuocerà anche ad altri»;
ed i padrini di Omobono duri.
E poichè, tastato il terreno il signor cav. Pancrazio Luridi (che tale aveva nome e cognome il padrino del Faina, ed era cavaliere anch’egli), conobbe come bisognasse venire addirittura a mezzo ferro, onde non senza un qualche impeto esclamò:
— Debito sacrosanto dei padrini, imposto non solo dalla religione, ma eziandio da ogni norma del vivere onesto, è procurare con ogni estremo conato, comporre gli screzi ed impedire lo spargimento del sangue e la perturbazione delle famiglie. Tale almeno fu sempre lo scopo che si proposero tutti quelli che si vituperano col soprannome ignominioso di moderati, epperò non dubitare che i democratici volessero rimanersi da seguitarli sopra questo sentiero..... ma come dic’egli il proverbio? Alla svolta ti provo.
— Questa è una botta diritta per noi — masticò fra i denti il giovane conte, e si accingeva a rendergli pan per focaccia, quando il compagno lo