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178 | il secolo che muore |
— L’hai tu visto? Egli era proprio dodici once buon peso.
— Altro che dodici once! Per me lo giudico pesato sulla stadera dell’Elba, che ha la prima tacca sul mille.
— A quest’ora il vangelo dei cinque santi lo ha da sapere a mente; ne porta impressa la effigie sul muso.
Sovvenuto, il Faina si rimise in piedi; il suo cuore zufolava di rabbia peggio di un gruppo di vipere in amore, se accada che taluno con sasso, o con bastone le disturbi: gli occhi aveva pregni di lacrime lì lì per isgorgare, ma l’ira glie le teneva sospese, così talora la tramontana impedisce alle nuvole ammassate dallo scirocco rovesciare sulla terra l’acquazzone; ma uscito appena dal teatro egli pianse.
Che pianse egli mai? Pianse il cappello nuovo nabissato, pianse il corpetto, la veste e la camicia ridotti in brandelli, e intanto più amaramente pianse, quanto non avendoli pagati dubitò poterne ormai sostituirne altri a credenza; pianse i pranzi pericolanti e le cene che dubitò perdute, e soprattutto pianse la cessata o per lo manco diminuita facoltà di frecciare gli amici... insomma ogni cosa pianse eccetto l’onore defunto; e a diritto, che non avendo avuto occasione di celebrarne il battesimo, nè meno poteva lamentarne i funerali.