Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/198

176 il secolo che muore


arrogasse la facoltà di mettere i cancelli alle nostre prerogative, a seconda dei fumi del suo orgoglio, dei ghiribizzi del suo amor proprio, o del bisogno di tenere le sue colpe celate, allora potremmo sonare l’agonia alla libera stampa. Queste sono le ragioni, che offro a te, e se non ti garbano rincarami il fitto, e incaricandoti di presentarle anco agli amici comuni aggiungerai che se si sentono far male si scingano.

— Mi scusi, cavaliere, ma non mi quadra; ella ha troppo ingegno per non comprendere che l’uomo non può costituirsi giudice e parte. La giurisdizione che si arroga il giornalista sarebbe eccessiva, si figuri un momento che io non ci volessi sottostare, allora?

— Io ti ho già chiarito: chi non la vuole la sputi.

— Ecco in questo caso mi parrebbe che la questione si avesse a definire così: in libera stampa schiaffo libero.

E ratto levando la mano gli lasciò andare sopra la faccia il più solenne musone che mai sia stato dato al mondo, dopo che ci nacquero una guancia sinistra e una mano destra; subito al cavaliere si tumefece la gota, sotto l’occhio il sangue gli diventò nero, e tinta in bel vermiglio sopra la pelle gli rimase la impronta delle cinque dita: accecato di rabbia e di vergogna, vinta su quel subito la paura, il Faina si avventò al collo di Omobono, se non che questi prevenen-