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174 il secolo che muore


altri pubblicisti possediamo a titolo di arte gli universi dominii del cielo e della terra, ed anco dello inferno: o che vuoi tu mettere i confini al pianto ed al riso? Noi ridiamo di tutto, noi facciamo ridere di tutto, e voi, o squallidi mortali, esaltateci, imperciocchè, senza di noi, voi fiottereste perpetuamente come bambini sculacciati.

— E di questo disegno, signor cavaliere, che avrei io da pensare?

— Prima di tutto ch’egli è un disegno, e poi o che ti frullerebbe il grillo d’immaginare che fosse stato fatto per te? Già le persone disegnate non rassomigliano punto te, nè il tuo onorevole avo, al quale prego presentare i miei cordiali saluti, e dire che domani o posdomani passerò da lui per proporgli un negozio.... un negozio grosso da piantarci in mezzo la forchetta ritta.... come nel rosbiffe, che si ammirava l’altra sera al buffet del principe Parpaglione.... Che festa! caro mio, che festa! E tu non c’eri.... caro mio... dove diavolo ti ficchi? Tu bello, tu ricco, nato vestito per far furore, ma non ti si vede mai....

— Signor cavaliere, andiamo al grano, come diceva l’ebreo Marini, di questo disegno che cosa devo pensare?

— O non te l’ho detto, che tu sia santo; il disegno non fu fatto per te; non ti rassomiglia per nulla; se taluno te lo afferma, ti dà la baia; e puta