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capitolo v. | 169 |
messo allo inferno la medesima cantante, secondo
che lo pagavano i suoi protettori o i suoi malevoli.
— Me ne dispiace, perchè io sono uomo di pace, e non vorrei che nascessero scandali — disse Omobono con taccia e voce mansuete.
— Oh! quanto a questo sta di buon’animo, che io ed i tuoi amici ci troveremo lì, e provvederemo al bisogno.
I due amici si strinsero le mani, e si dissero addio. Ma le ultime parole di Omobono erano rimaste come mia lisca in gola a Ludovico, molto più che per le nequizie del Faina non lo aveva veduto andare nei mazzi come pure si aspettava; sicchè un pensiero molesto prese a trottargli per la testa: sarebbe vile Omobono?