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168 | il secolo che muore |
piglia vizio, Ludovico si reca da Omobono, cui,
avendo trovato affatto inconscio della persecuzione
del giullare giornalista, cerziorò per filo e per segno,
mettendogli per ultimo sott’occhio la litografia, che
chiamano caricatura. Omobono lesse e considerò
i giornali; un lieve pallore passò come ombra sopra
le sue guancie, poi piegati con pacatezza i giornali,
Ludovico annuente, se li ripose in tasca.
— Ed ora che pesci abbiamo a pigliare con cotesto mascalzone?
— Ma.... lascio deciderlo a te; — rispose Ludovico — intanto sappi che i tuoi amici hanno fatto il debito loro, cacciando via dal Club cotesto cattivo soggetto.
— Sarebbe stato meglio non ammetterlo mai. Adesso che lo abbiamo accolto, e sopportato in nostra compagnia, sarebbe mestieri trattarlo da gentiluomo dabbene, e a questo modo operando non lavo lui e mi insudicio io.... e questo vedi, non è il più grave dei malanni, che ci porti la usanza dei ribaldi. Basta ci penserò: ci rivedremo stasera al teatro.
— Bada, stasera vado alla Scala; ci è opera nuova; ne dicono mirabilia; puoi figurarti che piena!
— E ci è caso incontrarci il cavaliere Faina.
— Anzi di sicuro, perchè egli scrive la cronaca teatrale in parecchi giornali, e mi hanno assicurato, che talvolta nel medesimo giorno ha levato a cielo