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capitolo v. | 163 |
che andate cercando fuori di voi le cause del miasmo?
Vi avete dentro lo avello.
Corrono ormai anni ben molti che noi flagelliamo queste infamie, e ce ne seppero malgrado anche i nostri amici facili ad accendersi al primo dispetto delle cose, e ci dicevano: essere la stampa l’arca dell’alleanza; chi la tocca muore; e la esaltavano per le virtù, che avrebbe dovuto avere, chiudendo gli occhi al fastidio che la rodeva fino all’osso; e così del pari della milizia, della magistratura, del sacerdozio, presidio un dì, oggi flagello. E certo io non sarei per acconsentire giammai, che mano straniera pigliasse a maneggiarmi la stampa: anco gli sparvieri coprono gli artigli co’ guanti bianchi, anzi oggi principalmente gli sparvieri; ma perchè ella non pensa da se medesima a riformarsi? piuttosto perchè non esercitano i cittadini rigido sindacato non solo sopra i giornalisti, ma altresì su quelli, che si versano nelle faccende politiche? Chi sei? Donde vieni? Quali i tuoi intendimenti? Quale la vita? Le opere quali? Come campi?
Nella vita privata non si deve entrare; all’opposto mi preme entrarci e ci entro. Deploro accettate nella società nostra certe regole, le quali affermano persuase dalla onestà ed invece giunsero a cacciarvele dentro i furfanti, necessitosi di avere una cappa comune con la gente dabbene: ogni uomo è galantuomo in abito nero e in guanti bianchi, tanto