Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/174

152 il secolo che muore


l’eco ve la. ripete cinque volte e sei, di mano in mano più languida, finche cessi del tutto: di qualunque umano retaggio troviamo essere il meno trasmissibile la esperienza: ogni uomo deve assistere personalmente alle lezioni di lei: costano care, ma, a detta del Franklin, sono le sole che valgano a mettere a partito anco il cervello dei matti.

E poi non quietava un momento da serpentarilo la consorte Isabella, dicendole fra le altre cose: nel padre suo entrare troppo più dello strano, che del tristo; certo la cupidità di lui immane, ma in fine dei conti a chi avrebbe ella giovato se non ai loro figliuoli? E pur troppo non si poteva negare cresciuta la famiglia oltre il bisogno; e volendo dare dote alle femmine e recapito convenevole ai maschi, educazione splendida a tutti, le forze proprie non bastavano a tanto. Dio guardi che ella avesse a seguire lo esempio dello imperatore Vespasiano, che, messa sotto al naso di Tito la moneta cavata dalla tassa sui pisciatoi gli domandò se di malo odore putisse: ma caso mai non tutti lodevoli fossero i guadagni paterni, eglino redandone la sostanze avrebbero potuto a luogo e tempo riparare il danno agli offesi, e restituire ad un punto la buona fama al parente.

Pende incerto se sia più mordente lima la ragione in mano alla donna, o se la donna in mano alla ragione: fatto sta che quando si legano insieme