Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/168

146 il secolo che muore


muso in su aspettano che dalla sua mensa caschi qualche briciola, per divorarla a muso in giù: amici della ricchezza, non del ricco, gli sparvierati che gli aliano attorno per arraffargliela di un tratto: men tristi amici (che migliori non si potrebbe dire) sperimenta il ricco coloro che tengono dimestichezza con lui per astiarlo o per denigrarlo, studiosi di godere i vantaggi che ricavano da cotesta frequenza e ad un punto non iscapitarne di reputazione. Di qui la ragione del subito abbandono dei potenti e dei ricchi, traditi dalla fortuna; e siccome i principi e i ricchi lo sanno, così si agguantano più forte che possono ai quattrini ed agli sbirri; molto più che ai tempi che corrono, ricchezza e signoria patiscono di marea, e chi le serba fino al termine della vita può vantarsi di rinnovare il miracolo di Tucria vestale, che portò il vaglio pieno di acqua attinta al Tevere fino al tempio di Vesta1. Se la gente sapesse le ansietà, le abiezioni, i pelaghi e i delitti di questi invidiati potenti; oh! come sentirebbe per loro compassione o ribrezzo, per sè compiacenza della vita onesta e della temperanza civile.

  1. Valerio Mas., l. 8, 1, 5., Santo Agostino, Civ. Dei, nega il miracolo: non gli date retta; ei lo fa per gelosia di mestiere. O che voleva egli che i soli santi della Chiesa cattolica apostolica romana fossero capaci ad operare miracoli? Arrogi che la casa Crivelli tolse per arme gentilizia il vaglio di Tucria, affermandosi scesa dal figlio che la vestale, mercè il miracolo dell’acqua nel vaglio, provò di non avere partorito!