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xiv prefazione


restringere a lui solo il discorso) fu un uomo di ingegno straordinario: e noi degli uomini di ingegno straordinario quanti ne abbiamo? Uno forse. Sarei molto impacciato se dovessi trovare il secondo. Noi abbiamo qualche erudito, qualche critico, qualche novelliere, tutta gente di ingegno poco superiore al mediocre; e abbiamo una quantità innumerevole di scrittori che non sanno scrivere. Con tutto ciò parliamo a bocca piena del nostro amore per l’arte, per la grande arte, per l’arte pura; come se cotosto amore fosse qualche cosa che avessimo proprio inventata noi, e come se si potesse essere grande scrittore e perfetto artista, senza aver grandi cose da dire, senza conoscere a perfezione lo strumento necessario per dirle, la lingua.

Fra quanti scrivono oggi in Italia, dove c’è uno, se ne togli il Carducci, che conosca la lingua italiana come la conosceva il Guerrazzi? Anzi, diro di più, quanti ce n’è che la conoscano mediocremente? Pigliamo alcuni di quelli che presso il volgo (ristretto volgo) dei lettori italiani passano per bravi scrittori, di quelli che meritano le lodi delle signore che han passato la quarantina, dei segretari e dei capisezione dei Ministeri, dei maestri elementari e di tutte in generale le persone che si dilettano di letteratura domenicale; e