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134 | il secolo che muore |
egli ora, e biondo, e bello della bellezza che garba
tanto alle donne: volto e persona, di cui pare che
posseggano il monopolio gli Apelli della Novità
del Sonzogno; faccia unita, levigata dove non apparisce
ruga prossima e nè manco remota; potente
della freschezza dei venti anni: un cotal po’ di lanugine,
sparsa a spilluzzico sopra il suo labbro superiore,
ti rendeva incerto a giudicare se la natura
fosse stata più parca a guarnirgli di peli la bocca,
o il padre di quattrini le tasche. Ambrosia egli
certo non ispirava, come gli Dei di una volta, bensì
un tal quale profumo di nobilea, che fino a tutto
il giorno di oggì inclusivo piace alle donne, e non
meno agli uomini, qualunque cosa ne dicano in contrario.
La uguaglianza por ora si abbaia da chi, o
non può soverchiare, o non ha anco soverchiato:
tanto vero questo, che più eccessivi detrattori del
popolo abbiamo veduto quelli che pur ieri popolo
erano e pel popolo parteggiavano.
Il giovane teneva la faccia vestita a mestizia, come la persona di abiti neri di tutto punto come costuma mostrarsi ai funerali. Le vesti, per attillatezza mirabili, gli parevano nate addosso; lo stesso dicasi dei guanti candidi e degli stivaletti inverniciati. Tutto questo non era molto, anzi poco, massime per donna di così alta levatura, come Eponina, e tuttavia bastò, e ce ne fa d’avanzo. E si ha un bel mettere in canzone i poeti, quando parlano di archi,