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capitolo iii. 119


Tutti quelli che possiedono facoltà sufficienti avrieno da lasciare alla patria o poco o assai, perchè si formasse in lei un patrimonio bastevole di compartire al popolo la educazione, o piuttosto l’educazioni fisica prima, morale subito dopo, poi intellettuale all’ultimo industriale; e non dico così perchè l’una incominci dove l’altra finisce, che sarebbe errore, bonsì perchè le educazioni fisica e morale devono primeggiare sopra le altre: operando diversamente o non si approda a nulla, o si fa peggio. Se la fortuna non mi si fosse mostrata sempre con la faccia del leone, a cui mi fu mestieri strappare i denti, avrei avuto cuore per imitare i più illustri benefattori della umanità, ma trovandomi povero per la tr-oppa famiglia con la quale mi giocondò la natura, non mi è concesso fare quanto vorrei: onde io chiedendo perdono alla patria della offerta meschina, spero che ella vorrà gradire il buon volere e tenermi conto dello esempio atto a condurre altri più fortunati di me ad imitarlo con maggiore efficacia. Lego pertanto al mimicipio della mia città scudi duemila, affinchè procuri che in capo ad ogni anno gettino cento scudi d’interesse, e se centoventi non guasterà nulla: di questi costituiscasi un premio, e conferiscasi al giovane di cui la età non superi gli anni sedici, il quale prima della metà del marzo abbia mandato al municipio la migliore poesia, in conforto o in laude di qualche virtù guerresca. Gli