sapienza o di cuore rappresenti una ingiustizia
della quale tu non sai ne a cui ne come chiedere
ragione, intantochè l’universale o favorito meno,
o del tutto diseredato, si senta per simile parzialità
minacciato e avvilito. Nè gli amici alla svolta tu
proverai tutti oro di coppella, che anche essi patiscono
di quello di Adamo, e le gioie dello amico loro
non piacciono intere, nè i suoi dolori interi dispiacciono: e va bene; però a me non garba, e come
non soffersi vivo, così non patirò morto che gli
uomini vengano nelle mie case a rizzare su il telaio
della loro ipocrisia. Alla stregua dell’ardore col
quale mi hanno straziato in vita, tu vedrai lo sciame
dei calabroni affannarsi ad onorarmi ed a levarmi
a cielo morto. Appena saranno sepolti i miei molti
difetti e le scarse virtù, essi si sbracceranno con
marre e vanghe a levare di sotto terra le moltissime
virtù che non ho posseduto mai, e salutarmi spirito
unico, anzi divino; e ciò per due ragioni, entrambe
le quali fanno capo al loro interesse privato; la
prima per far mettere nel dimenticatorio la iniqua
guerra che mi dichiararono in vita, e sottrarsi a
questo modo ad ogni pericolo di possibile vendetta;
la seconda per usurpare, con lo invilupparsi dentro
un lembo del mio tappeto mortuario, un brandello
della mia fama. Tu impedisci gli interessati funerali;
notte tempo dammi sepoltura allato al padre
mio: non un segno sopra la fossa, non una parola: