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capitolo ii. | 95 |
in simile ignoranza: la qual cosa, a parer mio, dimostra espresso che il bene e il male, secondochè gli intendiamo noi, siano faccenda del tutto artificiata, non già di natura. Caro mio, se colui che presiedè alla creazione di questo basso mondo ordinava che tutte le creature dovessero conformarsi ad una regola prestabilita, egli l’avrebbe appesa in alto in mezzo al firmamento, affinchè tutti l’avessero potuta vedere così di giorno come di notte. O non ci ha messo il sole, e la luna? Dacchè egli aveva le mani in pasta, ci voleva tanto a fare un sole guidatore al ben vivere? So pertanto su in cielo il sole splendo di giorno, e la luna di notte, egli è perchè non ci diamo dello zuccate, fra le quali, ho sentito, dire, che non corre differenza in veruna parte del mondo; e se non ci fu messa la regola universale del vivere, significa aperto che si lascia in potestà nostra comportarci in un modo piuttostochè in un altro. Accade dei costumi appunto come delle lingue; la favella ci viene da natura, le guise del favellare dal talento degli uomini.
— Oh! la stirpe dei mortali pur troppo si divide in diverse classi, sani od infermi, forti e deboli, belli e deformi, ingegnosi e stupidi, buoni e tristi, e che perciò? La bellezza è cosa affatto corporea; ebbene, forse una brutta razza non si può fare divenire bella? Sicuramente si può; e se mi oppo-