Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/106

84 il secolo che muore


nanzi la mente: a mensa talora fissava il posto che ella aveva occupato in vita, e col braccio levato stava lì per non pochi minuti, quasi le volesse parlare

i pietosi figliuoli provarono da prima distrarlo da cotesta fantasia, ma ebbero a pentirsene, perocchè subito dopo lo assalissero le convulsioni: se avveniva che altri pronunziasse il nome della defunta, subito, quasi per iscatto, la destra gli saltava sul cuore. Talvolta sulla sera egli penetrava nella stanza mortuaria della Botta, e quivi posto il capo sopra il capezzale ov’ella era spirata si tratteneva lungo tempo; quando ei ne usciva pareva ci avesse lasciato un frammento di vita. Non si attentarono impedirlo; diede alla cara salma onorata sepoltura, o fece incidervi sopra il desiderio ardentissimo di tenerle dietro, espresso con le parole: A rivederci presto.

Una tristezza senza fine amara erasi aggravata sul cuore di Orazio nel considerare le fortune afflitte della patria. Egli fu dei pochi che sotto il tremore della tirannide universale ardirono primi levare la faccia, e saettarla con tutte le armi che amore e furore metteva loro nelle mani; nature eroiche ed immaginose, razza di Titani, i quali quante volte erano stramazzati a terra, tante ne sorgevano più rubesti che mai: gaudi i pericoli, le cospirazioni sollazzi, tripudio percuotere, essere percosso, e per taluno perfino la morte. Vollero e