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capitolo ii. | 83 |
vide tornato in sè. Il povero uomo, tostochè ebbe ripreso gli spiriti, volle ricondursi presso la cara donna, ma gli mancarono le forze, ond’egli sospirò dal profondo e pianse; poi disse a Marcello:
— Tu almeno va’, figlio mio, ad assisterla fino all’ultimo... ahimè! Povera Betta? ...
Marcello cheto cheto si pose dappresso alla morente, la quale ansava in molto orribile maniera e con sempre cresconte affanno: ad ora ad ora apriva gli occhi, ma si vedeva espresso che pupillo irrequiete e strambe erravano prive di conoscenza. Socondochè accado ordinariamente sullo spegnersi dello intelletto, si ravvivò nella Botta, mandò un ultimo lampo, e potè dire:
— Orazio! Orazio!
E Marcello chinato all’orecchio di lei mormorò sommesso:
— Sono io.....
— Chi io?
— Marcello, il tuo Marcello.
— Sii benedetto... dammi la mano... ti vedo appena... un’ombra... insegna ai bimbi il mio nome, se non ti affliggerà... se no tacilo addirittura... tu amami sempre... Marcello... Dio! non ti vedo più... non... più...
Strana cosa a dirsi! Orazio, morta Betta, non pronunziò mai, mentrechè visse, il nome di lei, quantunque si conoscesse che ella gli stava sempre di-