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una virtù codarda, ma dall’altro canto considero che persuadendo l’uomo di sostituire il proprio arbitrio alla regola, non sapremo più dove andremo a cascare mia volta scavalcato il fosso.

Il medico tentennando il capo parve assentire, e nel prendere licenza raccomandò a Marcello, sia di notte, sia di giorno, non si rimanesse di mandarlo a chiamare; soprattutto badasse allo zio; e strettagli forte la mano si partì.

Con pietoso inganno (la Betta in ciò adoperandosi massimamente) Marcello ed Isabella giunsero a nascondere allo zio Orazio lo stato in cui si versava l’affettuosissima donna; ma giunta la terza sera dopo la prima visita del medico, Betta fece cenno a Marcello le si accostasse; allora di un tratto gli gettò le braccia al collo e pianse; poi con un filo di voce gli disse:

— Figliuolo mio, non ne posso più ecco, mi sento proprio morire: ho considerato se mi riusciva astenermi da rivedere lo zio, ma non ho forza che mi basti: vammelo a chiamare; tanto questo dolore ha da soffrire ed io qualche parola che lo consoli potrò pure dirgliela.

Orazio, udita la chiamata, antivedendo sciagura, si gettò giù dal letto, e avvolto appena dentro una coperta fu al capezzale di Betta, la quale tostochè lo vide così sciorinato prese affannosa a parlare:

— Marcello, per l’amore di Dio, fa’ di coprire