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capitolo ii. 79


così per abitudine, che per altro, costumando noi altri medici mettere lo mani avanti per non cascare; ed io, sappiate, sono di quelli che credono in coscienza carità cristiana in questa maniera di malattie abbreviare lo sofferenze del paziente, ma ciò non usa, e il costume fa legge. Vi rammentate la storia dogli appestati di Giaffa? Napoloone costretto ad abbandonarli presagiva di certo che i Turchi gli avrebboro lacerati in brandelli, ondo gli parve partito umano ministrare loro forte dose di oppio perchè morissero in pace, senonchè il medico Desgenettes ci si rifiutava netto con una frase da tamburo, che suona perchè è vuoto: «l’arte mia consiste nel restituire agli infermi la salute, non già privarli di vita.» No, signore, io non la intendo così; per me l’arto medica si mette dinanzi due fini del pari importanti; il primo, e principale, rendere la salute quando si può, e di rado si può; il secondo, di alleviare con tutti i mezzi la sofferenza. Qui nel caso nostro si tratta di vizio organico, il cuore è guasto profondamento, il palpito, irregolarissimo, minaccia da un punto all’altro cessare: le acque spandendosi per tutta la persona hanno compito l’anasarca Vi manderò una pozione oppiata gliela ministrerete spesso in piccolo dosi So anche in copiose, non ci sarà niente di male.

— Capisco, — risposo Marcello, — ma io gliela porgerò in piccole; perchè, sarà la mia, se volete,