cato dal Manni1 (che ne potè acquistare diversi); ed ha rapporto colla famiglia del celebre Giovanni Aguto, capitano della Compagnia degl’Inghilesi, morto al servizio della Repubblica di Firenze, che troppo l’onorò col dargli sepoltura in Santa Maria del Fiore. Degli altri non ci dà notizia, nè oggi saprei dove cercarne. Un Consiglio, originale, si trova nel Diplomatico fiorentino (documenti cartacei, provenienti dal convento di Santa Maria Novella), e concerne la interpretazione del testamento di Chirico del fu Lodovico da Firenze, fatto in Tolentino a’ 12 di novembre 1414. Ma ve no sono di data anteriore nell’Archivio delle Riformagioni; dove il Torelli si sottoscrive ora solo, ed ora con altri dottori. Fra’ quali Consigli piacemi ricordare quello ch’ei rese, con Filippo di messer Tommaso Corsini, in favore di Guasparre di Sandro Macci, maestro, abitante nel popolo di Santa Lucia di Firenze; a cui i ragionieri straordinari del Comune volevano far pagare mille cinquecento lire, per non aver adempiuto il suo debito nei lavori allogatigli alla Porta di San Niccolò. Ecco un brano della petizione presentata dal Maestro a’ Signori e Collegi nel febbraio del 1399 ab Incarnatione.
La cagione della decta dichiaragione e condannagione disseno i detti Ragionieri essere, perchè al detto Guasparre fu allogato per gli ufficiali della Torre a murare e a fare murare tutto il concio che sare’ di bisogno in sulla porta a San Nicholò, cominciando sopra quello il quale fu allogato a Sandro Macci e Lapo Martini e a Giuliano di Francescho, che finiva la loro allegagione al pari de’ merli delle mura di verso Sancto Miniato a Monte. E perchè il detto Guasparre dissono ch’à preso quantità di danari dalla Gabella delle porti per lo detto lavorìo, il quale dissono non essere fatto secondo la detta allegagione; e dissono avere avuta informazione da detti Giovanni di Benozo e Cione di Andrea; et non dichiararono i detti ragionieri in che manchò il detto lavorìo, ma dichono che ’l lavorìo non fu facto secondo la detta allogagione,
- ↑ Sigilli antichi, XXVI, 59 62.