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le cambiarono in bande. Sotto le volte del Duomo si vede unita ai gigli del Comune di Prato, e alla croce del Popolo di Firenze. Il che dovette accadere dopo la provvisione del 20 marzo 1340; per la quale nobiles viri homines de domo de Guazzalotis de Prato, Populi Florentini et Partis Guelfae benemeriti, quia in adversitatibus dicti Comunis plura suffragia impenderunt contra Ghibellinos; et terram Prati, quae membrum civitatis Florentiae semper fuit sub regimine Partis Guelfae, defensarunt; creati fuerunt omnes et singuli in cives et populares fiorentini in omnibus et quoad omnia. Ma entrare nelle vicende di questa famiglia, che prima nell’ordine de’ magnati, poi in quello de’ popolani si rese celebre nella storia toscana, non si può in occasione di un Sigillo, che appartenne a Leuccio figliuolo di quell’altro Leuccio che a’ primi del secolo XIV tenne uffici di molta rilevanza, essendo andato più volte oratore del suo Comune, ed avendo militato con Carlo duca di Calabria. Del nostro Leuccio, ch’ebbe per avo messer Ridolfo, da cui vennero vari rami dei Guazzalotti, nacque messer Chiuolo, avo di quel messer Filippo, che fu armato cavaliere da’ Fiorentini sotto Pisa nel 1362, e nel 90 finì, avvelenato a Montepulciano, i suoi giorni, dopo avere valorosamente ma infelicemente difeso Marciano dai soldati di Gian Galeazzo Visconti. E di Filippo discese, dopo tre generazioni, messer Andrea di Domenico d’Antonio, che abitando a Bergamo, volle nel novembre del 1491 visitare la patria de’ suoi, e vi fu ricevuto a grande onore. Venit (dicono i Diurni) cura honorabili comitatu, ut patriam suam et natale solum agnosceret, et gentiles ac consanguineos suos viseret.