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dargli marito, e ne aveva concluso quasi che il parentado con un giovane della Terra, del quale la fanciulla non era molto contenta per esser egli brutto. Venuto il padre alle strette colla figliuola, li disse che gli aveva dato marito; ed ella domandoli, Chi? Disse, Il tale. Allora la giovane rispose: Mie padre, se voi m’avessi data a un ch’avessi vista di vivo, io lo pigliavo; ma perchè ha cera di morto, io non lo voglio: e però, se voi volete, io voglio esser monaca. Piacque la resoluzione della fanciulla al padre; e nelle sue medesime case fece il monastero di San Clemente di Prato, l’anno 1518; dove messe la figliuola con altre giovane1. E così attese a viversi e godersi la sua vecchiaia; e desideroso di beneficare la Terra, fece presente della sua Badìa al clero della Pieve di Prato l’anno 1515; il quale è tenuto di fargli la sepoltura di marmo, e nondimeno non gliela fa: essendo cosa naturale, che un gran benefizio si riconosce con una grande ingratitudine2. Donò 1500 ducati alla Comunità per riaprire il Monte per prestare a’ poveri de Dio». Così il Guardini nel suo Raccolto quarto di memorie Pratesi, a carte 22.

  1. Ved. Razzi, Vita di suor Caterina de’ Ricci, cap. VI.
  2. Gli fanno l’anniversario a’ 22 di gennaio. Tre ritratti si conservano del Magini. Uno è nella sagrestia della Cattedrale; un altro nel salone del Comune, fra quelli de’ benefattori; e il terzo, ch’era nel Monte Pio, ora si trova nella Galleria municipale. Questo è il più bello.