intra muros di Nostro Signore. E così se ne tornò a Prato: dove cominciò a pensare di dispensare i suoi beni in tutte opere pie e comode al pubblico e particolare1. Fece l’altare di marmo statuario nella Madonna delle Carcere di Prato, tutto d’opera corinta; cosa molto suntuosa e bella2: dove gli operai di quel luogo, uomini di poca virtù, vi volevano la lor arme: il che non fu comportato; e vi ebbe mille difficultà: e così fatto, glielo volevano, senza timor de Dio, gettar per terra. Dal che si sbrigò francamente; ma si sdegnò assai. Ammattonò e riquadrò la piazza della Pieve; e vi conduceva l’acqua Procola3, poco lontana da Prato; e già vi aveva cominciato il condotto, e recato uno de’più belli e maggior vasi di marmo, tondo di figura, per riscever l’acqua, che mai si vedesse a’tempi nostri in Toscana. E nella medesima piazza disegnava e già era per porre in opera una bellissima e suntuosissima loggia in comodità publica per farvi mercati e passeggiare al tristo tempo. E di tutto fu, con gran dolor suo e discomodo del publico, impedito da una settarella di ribaldi, che allora era per Prato, invidiosi del bene operare. Di poi, avendo egli una figliuola naturale molto amata da lui, desiderava
- ↑ Nel 1512, dopo il celebre Sacco dato dagli Spagnuoli alla terra di Prato, fu de’ cittadini mandati a Leone X per chiedere qualche ristoro.
- ↑ Si cominciò a fondare l’altare il 27 luglio 1515.
- ↑ Antonio di Raffaello Buonamici lesse questa memoria in un Martirologio antico in membrana, che si conservava nel 1612 nell’archivio del Capitolo: Proculus martyr, dum vivebat, transivit cum aliquibus sociis per territorium Prati, fugiens impiorum saevitias, et sibi fatigatus miraculose orationibus suis fontem vivum produxisse de terra fertur; qui ab illa hora usque in hodiernum diem vocatur fons ille et locus Fontana Procola; et multi infirmi ex illa aqua bibentes a febri sanantur. È la fonte oggi detta del Palco.
— Nel 1350 esisteva presso Prato una chiesa dedicata a San Procolo, fondata da Tura di m. Corso da Prato.